Davide Boriani, Gabriele Devecchi, Gianni Colombo, Giovanni Anceschi, Grazia Varisco

GRUPPO T: Miriorama, le opere, i documenti

15 maggio – 26 settembre 2010

Nel cinquantenario della prima mostra Miriorama del gruppo, avvenuta alla galleria Pater di Milano nel gennaio del 1960, la galleria P420 ARTE CONTEMPORANEA rende omaggio agli artisti che hanno coraggiosamente saputo scrivere, nonostante una critica allora anche esplicitamente avversa, un’importante pagina della storia dell’arte, introducendo in maniera sistematica nell’opera d’arte il concetto di divenire, della pluralità delle forme e del concetto del tempo (si noti, T come Tempo). “Consideriamo la realtà come continuo divenire di fenomeni che noi percepiamo nella variazione” sono le parole che i fondatori del gruppo pubblicano sul loro manifesto teorico nel 1960. Da quel momento si dedicano a esperimenti cinetici e visivi, alla realizzazione di oggetti ‘spazio-tempo’ che coinvolgono attivamente gli spettatori attraverso percezioni sensoriali sovrapposte, attraverso il movimento intrinseco dell’opera dato da un motore o dalla presenza di una fonte luminosa o attraverso l’interazione diretta con essi. E’ così che Anceschi, Boriani, Colombo, Devecchi e Varisco concretizzano in maniera geniale un cambiamento formale che i tempi richiedevano, un superamento dell’arte statica e soggettiva che alla fine degli anni ’50 era ormai inevitabile e che si affacciava un po’ in tutta Europa con gli artisti di Zero a Dusseldorf, di GRAV a Parigi, dell’Equipo57 in Spagna per citarne alcune tra le principali espressioni. Arte Cinetica come realizzazione di un movimento, arte Programmata come programmazione esatta di tale movimento. E’ questa la geniale intuizione con cui gli artisti in mostra risposero alla realtà estremamente dinamica dell’allora civiltà industriale ed alla forte accelerazione dei processi di percezione della realtà, per cui essi stessi finirono per porsi di fronte a questa realtà, come scrisse Filberto Menna nel 1965, “non come di fronte ad una forma statica, come un soggetto che contempla un oggetto, ma come ad un complesso assai dinamico di relazioni”. L’artista non poteva che accettare, senza negarlo, lo scontro con questa nuova realtà, caratterizzata dallo sviluppo tecnologico nelle sue forme fondamentali della produzione industriale e del consumo di massa. Continuano gli artisti nel manifesto teorico del 1960: “Considerando l’opera come una realtà fatta con gli stessi elementi che costituiscono quella realtà che ci circonda, è necessario che l’opera stessa sia in continua variazione”. L’artista delle ricerche cinetiche e programmate intende operare non sulla forma quanto sui metodi, sugli strumenti tecnici, sulla fase di progettazione, con la forte esigenza di inserire una prospettiva umanistica nello sviluppo della tecnica moderna.