Nicola Bizzarri, Andrea Di Lorenzo, Bekhbaatar Enkhtur, Gabriele Germano Gaburro, Mihály Kovács Mór, Francis Offman, Giulia Poppi, Filippo Tappi, Agata Torelli

Tragitti divaganti, distrazioni da una meta

20 giugno – 28 luglio 2018

Arriva alla quarta edizione Opentour, un’iniziativa unica in Italia nel suo genere, ideata e organizzata dall’Accademia delle Belle Arti di Bologna in collaborazione con alcune tra le principali gallerie d’arte della città, Confcommercio Ascom e la Fondazione Zucchelli con lo scopo di permettere ad un’ampia selezione di giovanissimi artisti studenti dell’Accademia di presentare il proprio lavoro all’interno di mostre curate in una serie di spazi espositivi tra cui le gallerie d’arte della città.

Opentour è un’iniziativa di grande portata con l’intento - attraverso un fitto calendario di appuntamenti, mostre, performance e proiezioni dislocate in varie sedi in città - di formare, promuovere e sostenere il percorso dei giovani artisti nella fase del difficile avvio delle loro future carriere, permettendo loro di confrontarsi direttamente con curatori, galleristi e pubblico.

L’iniziativa è per la prima volta accompagnata da Art Up | Premio della Critica e del Collezionismo, che nasce grazie alla collaborazione tra la Fondazione Zucchelli e l’associazione delle gallerie d’arte cittadine aderenti a Confcommercio Ascom e con il sostegno economico di Emil Banca, partner dell’iniziativa e co-promotrice del premio, e di un gruppo di collezionisti privati. Art Up prevede l’assegnazione di due premi di 1.500 Euro ciascuno alle due opere più meritevoli identificate da una commissione costituita da Lorenzo Balbi, artistic director del MAMbo, Andrea Viliani, direttore generale del museo MADRE di Napoli e dalla collezionista Gaia Rossi Vacchi. La proclamazione dei vincitori si terrà sabato 23 giugno nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna alle ore 19:30.

 

P420 ospita la mostra Tragitti divaganti, distrazioni da una meta, a cura di Francesca Bertazzoni e Davide Ferri, che riunisce i lavori di nove studenti dell’Accademia di Belle Arti.

Tragitti divaganti, distrazioni da una meta è una mostra corale, scomposta, che non si agglutina attorno ad un tema specifico, ma nasce a partire da una riflessione “svagata”, condivisa da artisti e curatori nelle settimane di avvicinamento alla mostra, su un libro cardine della cultura del nostro Paese e della tradizione di studi bolognese sulla letteratura italiana, l’Orlando Furioso, e sulle sue riletture novecentesche di scrittori come Italo Calvino e Gianni Celati (il titolo della mostra, infatti, è tratto dal saggio di Celati Angelica che fugge).

Dunque l’Orlando furioso - che disegna una trama, un groviglio di linee e movimenti (fughe, inseguimenti, duelli, incantamenti, fissazioni, gesti iperbolici…) che possono risolversi, nello spazio sconfinato del poema, in azioni perpetuamente sospese - non viene usato come referente illustrativo (se non per vaghe allusioni, momenti in cui le immagini delineate da alcune opere possono rinviare a oggetti magici, lance, destrieri, animali fantastici, corpi in battaglia…), ma come controcanto e partitura ideale, sottotraccia di un’ipotesi di dialogo delle opere nello spazio.

Così in mostra le stesse opere possono apparire in punti diversi; alcune coppie di lavori possono stabilire un rapporto esclusivo, inseguendosi e ricombinandosi più volte nello spazio; avvicinarsi pericolosamente in atteggiamenti di aperto confronto, di scontro, di reciproca avversione. E ancora: le opere possono manifestare un’aperta ostilità nei confronti dello spettatore; anelare a smisurati spazi di pertinenza/distanze dalle altre opere; rinviare ad azioni pervicacemente enigmatiche e inconcludenti; dare l’impressione di occupare lo spazio con un atteggiamento irragionevole, spavaldo e sfrontato.

Se infatti quello della sfrontatezza (e dell’impresa sproporzionatamente impegnativa) è un altro dei motivi della mostra o semplicemente una postura, una strategia di avvicinamento alle due grandi sale della galleria P420, il richiamo al poema di Ariosto va inteso come una lettura propedeutica, oppure, semplicemente, una specie di distrazione.